PRECARI A MODENA

Modena – Boom di domande nella scuola, ma docenti e ATA appena possono scappano via

Quello che si sta vivendo in questi mesi è sicuramente uno dei periodi più intensi dal punto di vista delle procedure volte a reclutare personale scolastico

Da metà maggio a oggi si sono susseguite diverse procedure che hanno visto centinaia e centinaia di lavoratori, alcuni già inseriti nel mondo della scuola e altri che aspirano a entrarci, affannarsi per non perdere l’occasione di partecipare a questo o quel bando.

Gran parte degli interessati si sono riversati nelle nostre sedi di Modena, Carpi e Finale Emilia – dichiara Dario Catapano, segretario della UIL Scuola RUA di Modena – per ricevere supporto nella compilazione di domande che col passare degli anni diventano sempre più complicate. Siamo partiti da maggio con il personale ATA che doveva aggiornare o inserirsi in prima fascia per proseguire poi con gli insegnanti per le GPS (Graduatorie Provinciali per le Supplenze) che si aggiornano con cadenza biennale e abbiamo terminato, questa prima fase, il 28 giugno con le domande di terza fascia ATA, procedura che consente l’aggiornamento e l’inserimento per gli aspiranti ogni tre anni.

In tutto questo ci sono stati – continua il sindacalista – i vari scioglimenti di riserve, il concorso degli insegnanti di religione cattolica e la normale consulenza che tutti i giorni offriamo ai nostri iscritti. Insomma, non ci siamo fatti mancare nulla in attesa delle assegnazioni provvisorie e delle famose 150 preferenze legate alle supplenze dei docenti.

Tirando le somme abbiamo gestito, solo come UIL Scuola RUA di Modena, qualcosa come un migliaio di domande. Se a queste aggiungiamo quelle che hanno fatto anche i nostri colleghi delle altre sigle sindacali e gli aspiranti che si sono mossi in autonomia, capirete che i numeri diventano davvero impressionanti.

Non vogliamo snocciolare dati, ma a fronte delle migliaia di domande solo in pochi riusciranno a lavorare e gran parte di questi saranno destinati a contratti da precari. Precariato che diventa sempre più una piaga e alla quale i vari Governi non sembrano voler porre rimedio.

Pensate che per il personale docente 1 su 4 è precario (i dati sono allarmanti soprattutto sul sostegno) mentre per il personale ATA il rapporto è di circa 1 su 5.

La scuola modenese, così come quella italiana, in gran parte si regge sui supplenti. Uno studio recente condotto dalla UIL Scuola RUA nazionale ha stimato che dal 2015 al 2023 si è passati dal 12% al 24% del lavoro precario nella scuola.

Eppure, come già detto qualche anno fa – incalza Catapano -, basterebbe un investimento di circa 180 milioni di euro all’anno per stabilizzare tutti precari della scuola italiana. Per Modena e provincia sarebbero sufficienti 2,5 milioni di euro l’anno.

Il dato più preoccupante che affligge la città di Modena è, però, rappresentato dalla fuga in massa dei lavoratori della scuola che, appena hanno un minimo di stabilità contrattuale o qualche altra opportunità, scappano a gambe levate. I motivi sono sostanzialmente tre: gli stipendi eccessivamente bassi, il costo degli affitti delle case e il caro-vita.

Gli stipendi rendono sempre meno appetibile il lavoro nella scuola. Si pensi che a parità di titolo, livello e anzianità di servizio, un docente guadagna circa 300 euro in meno rispetto ai colleghi degli altri ministeri. A questo si aggiunga che sono davvero poche le opportunità che permettono di arrotondare dal momento che straordinari pagati e ore aggiuntive rappresentano un vero miraggio nella scuola italiana. Quelle poche volte in cui si ha la fortuna di accedere a qualche ora retribuita i compensi sono tassati all’ennesima potenza. Verrebbe quasi da dire che a una paga da soldato corrisponde una tassazione da generale.

Affitti case – È ormai noto che, soprattutto la citta di Modena, sia diventata inavvicinabile dal punto di vista degli affitti. Lavoratori, studenti e famiglie sono costretti a condividere gli appartamenti con degli sconosciuti per riuscire a pagare l’affitto. Un appartamento in città costa mediamente tra gli 800 e i 1200 euro al mese.

Se pensiamo che un collaboratore scolastico all’inizio della carriera guadagna appena 1200 euro sembra abbastanza evidente che il costo dell’affitto diventa davvero insostenibile così come un progetto di vita dignitoso.      

La politica dovrebbe pensare ad adottare misure a sostegno dei lavoratori del pubblico impiego dal momento che anche in altri ambiti (vedi il comparto della sanità) si stanno vivendo gli stessi problemi. A Modena stiamo assistendo a una vera e propria fuga in massa di medici e infermieri.  

E pensare che qualche anno fa, in periodo di Covid, insegnanti e personale sanitario furono definiti come i nuovi eroi, gli angeli che con il loro operato avevano sostenuto il Paese in uno dei momenti più bui.

Cessata l’emergenza la ricompensa per questi eroi si è tradotta in condizioni di lavoro pessime e retribuzioni da terzo mondo.

Infine, il costo della vita che negli ultimi anni è salito alle stelle. Sempre più docenti e ATA sono costretti a fare a meno anche della classica pizza del sabato sera con gli amici o della cenetta romantica con i propri partners dal momento che con quel poco che resta dello stipendio a fine mese, se resta, si riesce a malapena a fare la spesa al discount per rifornire la dispensa di casa.

Insomma – conclude Dario Catapano – tra percentuale di precari della scuola, condizioni di lavoro e stipendiali pessime, costi degli alloggi che non favoriscono nessuno, la situazione a Modena è diventata davvero insostenibile.

La politica, a tutti livelli, si interroghi seriamente se davvero si vuole salvare il salvabile. Di questo passo si rischia di creare una società dove i ricchi saranno sempre più ricchi e i poveri, tra i quali annovero anche il personale scolastico, diventeranno sempre più poveri.

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