Pasticcio bonus mamme, bloccati gli sgravi fiscali. Il bonus mamme slitta di almeno un mese
Così come la decontribuzione per mamme lavoratrici – a tempo indeterminato – con almeno due figli dopo che l’iter della legge di Bilancio ha definito i termini per l’accesso – ridotti a poco meno di 700 mila donne nel settore privato – e ridotto il diritto al beneficio a un solo anno per chi ha due figli e a tre per chi ne ha di più; adesso si sposta più in là anche l’effetto positivo. Almeno di un mese, poi si vedrà.
Il risultato è che a gennaio nessuna lavoratrice con almeno due figli ha visto in busta paga l’agognato aumento di circa 140 euro netto.
La legge di bilancio 2024 ha previsto il l’esonero della contribuzione previdenziale (9,19% della retribuzione), fino a un massimo di 3.000 euro annui da riparametrare su base mensile, per le lavoratrici madri. L’esonero è riservato alle lavoratrici che hanno almeno tre figli e nel 2024, in via sperimentale, è attribuito anche in presenza di due figli.
La misura – entrata in vigore il 1° gennaio scorso – non ha trovato però applicazione nella busta paga di gennaio 2024 poiché, la Circolare INPS con le indicazioni e le istruzioni per la gestione degli adempimenti previdenziali connessi alla misura di esonero contributivo, è stata emanata solo il 31 gennaio.
Le lavoratrici, in possesso dei requisiti a gennaio 2024, hanno diritto all’esonero dal mese di gennaio. Se la nascita del secondo figlio avviene in corso d’anno, il bonus sarà riconosciuto dal mese di nascita fino al compimento del decimo anno del bambino. Nel 2025 e nel 2026, invece, il beneficio è assegnato dalla nascita del terzo figlio e si conclude con il compimento del diciottesimo anno dell’ultimo figlio.
Le lavoratrici interessate all’agevolazione possono rivolgersi ai propri datori di lavoro o, in alternativa, utilizzare la funzionalità che sarà resa disponibile sul portale dell’INPS dalla data e con le modalità che saranno rese note con uno specifico messaggio da parte dell’Istituto Previdenziale.
La UIL ha espresso un giudizio critico sulla misura, che conferma l’incapacità del governo di mettere in campo un intervento esteso e strutturato nel tempo per affrontare, concretamente e con efficacia, il fenomeno della denatalità e i problemi legati al lavoro femminile. Lo sgravio, infatti, interessa una platea volutamente ridotta, che, oltre ad escludere le lavoratrici autonome, le dipendenti con forme di lavoro precario e le collaboratrici domestiche, non considera le lavoratrici con un solo figlio o figlia anche in caso di disabilità.
LA MISURA
È riservata alle lavoratrici madri a tempo indeterminato e prevede un esonero del 100% nel limite massimo annuo di € 3.000 – riparametrato su base mensile – dei contributi previdenziali a carico della lavoratrice stessa e si differenzia in base al numero dei figli:
Lavoratrici madri con 3 o più figli: l’esonero è previsto per i periodi di paga dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2026 e fino al mese di compimento del 18° anno di età del figlio più piccolo.
Lavoratrici madri con 2 figli: l’esonero è previsto limitatamente ai periodi di paga dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2024 e fino al mese di compimento del 10° anno di età del figlio più piccolo.
Quindi la misura è destinata:
- Per il triennio 2024 – 2026 alle madri con 3 o più figli di cui almeno uno minorenne;
- Per il solo 2024, anche alle madri con 2 figli di cui almeno uno di età inferiore ai 10 anni, e prevede che nel limite annuo di € 3.000 non siano trattenuti dalla busta paga i contributi INPS (9,19% per redditi mensili lordi superiori a € 2.692, mentre per redditi inferiori è previsto uno sgravio a prescindere dal genere e dalla presenza di figli).
*Per approfondimenti, consultare il link alla circolare INPS 31 gennaio 2024, n. 27
Immagine di senivpetro su Freepik
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