Turi: mentre la scuola cerca soluzioni, il ministro le perde!

Milleproroghe: nei lavori in commissione il governo va sotto. Chi ne fara’ le spese?


Educazione, libertà, investimenti: la protesta degli studenti è da appoggiare, attraverso l’azione sindacale e contrattuale sosterremo il rilancio dell’istruzione sul modello partecipato e democratico che è alla base della loro mobilitazione.

I lavori parlamentari di questa mattina, nelle Commissioni Bilancio e Affari costituzionali della Camera, ci consegnano uno scollamento della maggioranza di Governo che per quattro volte è andato sotto la soglia di voto.
Ne fa le spese la scuola? Osserva il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi – o il governo si adegua alle scelte parlamentari: un dilemma che meriterebbe confronti e che, invece non ci sono.
Sono rimasti solo incontri formali e non c’è traccia di confronti politici di prospettiva politica che sarebbero, invece, necessari proprio per registrare il consenso su operazioni tanto attese sempre rivendicate ed oggi oggetto di emendamenti parlamentari. Serve la connessione con il paese reale, con gli  investimenti del PNRR che dovrebbero trainare anche quelli sul personale e sull’intero sistema.

Strettoie e barriere che restano in piedi, presidiate dal ministero che si vede sconfessato dagli stessi partiti che lo sostengono e che hanno determinato la tristissima marginalizzazione della scuola a mix di regole e burocrazia invece che in settore vitale in trasformazione.

Nel Decreto Milleproroghe ci sono misure che hanno conseguenze sul lavoro delle persone.
Pensiamo alle graduatorie, al sostegno, ai concorsi stem.
Vedremo ora, se il governo per sopravvivere porrà il solito maxiemendamento e la fiducia, o se vorrà verificare il suo stato di salute parlamentare e sociale, con le armi della democrazia e non mettersi di traverso.

Si dice a gran voce che ci sono miliardi per l’istruzione – bene, sottolinea Turi – il rinnovo del contratto scuola, abbondantemente scaduto, meriterebbe un’accelerazione e invece langue nel pantano della politica, più preoccupata della sua continuità, piuttosto che risolvere i problemi del personale.

Nella scuola non si può procedere con contratti non contratti come quello della mobilità, accordo a firma singola, nel quale vincoli anacronistici che hanno perso ogni paternità vengono spostati avanti nel tempo.

Per fortuna la scuola italiana è settore vivo e reattivo: gli insegnanti stanno facendo lezione, riprendendosi ogni giorno senza clamori il loro ruolo educativo. I giovani sono in piazza e rivendicano un ruolo che gli spetta nella scuola e nella società. I genitori riconoscono – dopo i vincoli della pandemia – la grande responsabilità che hanno i primi e il desiderio di crescita intellettuale dei secondi. Serve mettere in connessione due mondi che si stanno allontanano.

Noi come sindacato della scuola siamo con loro e attraverso l’azione sindacale e contrattuale sosterremo il rilancio del settore sul modello partecipato e democratico che è alla base della loro mobilitazione.

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