Intendiamo perseguire il raggiungimento pieno di ciò che è in nostro diritto ottenere: lo stanziamento di apposite risorse aggiuntive per via contrattuale contestualmente a una specifica azione giudiziaria, sul solco tracciato dalla Corte Costituzionale.
Avere un progetto coraggioso e una visione del futuro della scuola che sia condivisibile, soddisfacente, efficace e proiettata verso una solida crescita: anche questo rappresentata la richiesta avanzata dalla Federazione Uil Scuola Rua affinché si proceda al recupero di validità dell’anno 2013, ai fini delle progressioni economiche per il personale della scuola.
Non arrendersi alla mediocrità, soccombendo al timore di sbagliare o peggio ancora di osare, non chinare il capo a una presunta, ineluttabile impossibilità di cambiare ciò che, a uno sguardo superficiale, appare staticamente immodificabile. Di fronte alle rivendicazioni più impegnative è necessario osare per affermare le proprie idee, sforzandosi di guardare oltre e di ipotizzare soluzioni diverse, studiando a fondo temi e problemi, proponendo accomodamenti partecipabili erga omnes e intese soddisfacenti per tutte le parti in gioco.
Nelle controversie intorno a rivendicazioni economiche, piuttosto che adagiarci mollemente sulla prospettiva del “quam minimum”, del “minimo risultato” facilmente raggiungibile, a basso rischio di insuccesso e anonimamente privo di particolari accezioni di correttezza ed equità, preferiamo perseguire fermamente il
raggiungimento pieno di ciò che è in nostro diritto ottenere.
Non ci accontentiamo di ottenere una sorta di prebenda che, placando gli animi dei richiedenti, pur tuttavia non incida significativamente nelle decisioni stabilite e calate da chi ha il giro di mano per decidere.
La risoluta, salda affermazione di una coraggiosa e quanto mai legittima istanza, unita al perseguimento di una motivata aspettativa, rappresentano un benefico booster di entusiasmo che, nel mobilitare la scuola, coniuga un rinnovato bisogno di sentirsi parte integrante di un tutto, il corpo del personale scolastico,
proiettato ad affermarsi, a migliorarsi e a reclamare il riconoscimento del proprio valore e ancor più del valore sociale del proprio lavoro.
Non ci spaventano le sfide, seppur apparentemente insormontabili. Non ci spaventano le sconfitte.
Ci terrorizza invece il pensiero unico, l’accettazione inerme delle decisioni non condivise. “Vola solo chi osa farlo”, sentenzia il gatto alla gabbianella, in quel meraviglioso romanzo pedagogico prodotto dalla prospera fantasia di Sepùlveda.
È ancora viva nella memoria di tutti noi la agognata vittoria conseguita con la sentenza della Corte Costituzionale n. 178/2015, che ha dichiarato la illegittimità costituzionale di una legge iniqua riaffermando il valore unico della Contrattazione Collettiva.
Chi ci credeva allora? Chi avrebbe mai scommesso un solo centesimo su un miraggio, sulla visione lungimirante di un sindacato che, non piegandosi alla supina accettazione dello stato di fatto, ha perseguito fino alla fine il proprio obiettivo, fino all’inconfutabile riconoscimento delle proprie indiscutibili ragioni?
Non rinunceremo al perseguimento di obiettivi complessi e articolati utilizzando una solida conoscenza ed esperienza che consentono di affrontare le più difficili sfide, commisurando dunque l’alea alle proprie capacità.
Non temiamo le conseguenze delle nostre idee semplicemente perché crediamo fermamente nelle nostre idee.
Siamo quelli che credono nella preziosa unicità della scuola pubblica statale, nel valore professionale di tutto il corpo docente e non solo docente, nel ruolo fondamentale di spazio educativo, pedagogico, culturale, di crescita umana e di diffusione capillare e democratica del sapere che la scuola rappresenta.
E impegnarsi nella tutela del diritto al riconoscimento dell’anno 2013 è, per noi, un tassello imprescindibile per l’affermazione di tutto ciò, e lo perseguiremo pervicacemente, con impegno e competenza a partire dal rivendicare lo stanziamento di apposite risorse aggiuntive per via contrattuale contestualmente a una
specifica azione giudiziaria, che sul solco tracciato dalla Corte Costituzionale, possa ripristinare il giusto diritto al riconoscimento della progressione economica.
Perché battersi per una ragione che raccoglie tutto il personale della scuola come il riconoscimento del 2013, non rappresenta solo il riconoscimento di un vantaggio economico ma più che mai oggi è il simbolo di una forte unicità della scuola da contrapporre a chi cerca di dividerla, di disgregarla attraverso progetti di
illusorie autonomie.
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